Jean-Marie Schaeffer, L’immagine precaria. Sul dispositivo fotografico, 2006
Traduzione a cura di Roberto Signorini e Marco Andreani
Per la prima volta tradotto in italiano uno dei più importanti volumi di teoria della fotografia fra estetica e semiotica dell’immagine.
La crescente importanza della fotografia nell’arte contemporanea dopo le neoavanguardie ha posto al centro dell’attenzione l’idea del fotografico, cioè di un tipo di immagine che dia non solo una rappresentazione della realtà ma la presenza stessa delle sue tracce.
Intorno a questa idea, che ha origine nella teoria del segno del filosofo statunitense Charles S. Peirce, si è sviluppato, a partire dagli anni Ottanta e dopo le riflessioni di Rosalind Krauss e Roland Barthes, un vivace e fecondo dibattito teorico sulla fotografia da cui oggi non si può più prescindere. Esso ha avuto tra i suoi protagonisti numerosi studiosi di lingua francese: da Henri Van Lier, Philippe Dubois, Jean-Marie Schaeffer, Jean-Claude Lemagny, fino a François Soulages e Uwe Bernhardt. Di questa ricca produzione saggistica, in Italia era noto finora solo L’atto fotografico di Dubois.
PP. 200, ISBN 88-491-2539-9, € 18,00
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Ma altrettanto importante è L’immagine precaria di Jean-Marie Schaeffer, che direttamente si collega a Van Lier e Dubois, e, riprendendo e discutendo le loro analisi del segno fotografico come indice, cioè come traccia di una presenza, prosegue indagando i complessi rapporti fra questo aspetto e quello di icona, cioè di rappresentazione somigliante.
Il risultato, a cui Schaeffer dedica l’ultimo e più denso dei quattro capitoli del libro, è una riflessione sulle peculiarità e possibilità estetiche della fotografia come immagine impura e precaria, che diventa arte proprio nella misura in cui assume come valore estetico la propria precarietà di traccia, di segno ambiguo e riluttante al significato sospeso com’è tra frammento di natura e artefatto, e si riconosce solo parzialmente inquadrabile come opera di un autore, aperta alla creativa cooperazione interpretativa e all’emozione percettiva dello spettatore.
- Marco Andreani si è laureato con una tesi su Mario Giacomelli alla luce della teoria ed ermeneutica della fotografia, svolge una ricerca di dottorato presso l’Università di Parma.
- Roberto Signorini, studioso indipendente di teoria della fotografia, è autore di Arte del fotografico. I confini della fotografia e la riflessione teorica degli ultimi vent’anni (Pistoia).
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– NoemaLab (Simona Caraceni)
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